Se stai leggendo questo articolo, probabilmente anche tu respiri. “Respirare” come atto fisiologico è il minimo comun denominatore a tutti gli esseri viventi: prendi dal cosmo “aria” e restituisci al cosmo altrettanta “aria”. Per un chimico “questa aria” sono infinite combinazioni di molecole, per uno Yogi la parola “aria” è Prana.
L’energia fisica di una corsa, l’impegno mentale di un calcolo numerico, la vitalità di una chiacchierata con qualcuno, un momento di silenzio interiore rappresentano solo alcune delle situazioni in cui il nostro corpo vibra energeticamente di prana.
Il prana non è solo respiro, è forza vitale, ciò che mangiamo, ciò che beviamo, che ascoltiamo, che pensiamo ..e ognuno di noi ne è un perfetto esempio.
Nello Yoga le tecniche di respirazione sono conosciute con il nome di Pranayama dove Prana: energia vitale e Yama: controllo. Letteralmente Pranayama significa “controllo dell’energia vitale” (o espansione del respiro) inteso come processo con cui il ritmo respiratorio è regolato nelle diverse fasi: ispirazione, espirazione, sospensione del respiro.
Questo processo involontario inizia nella parte primitiva del cervello e viene reso cosciente attraverso il controllo del respiro.
Mentre l’inspirazione è un movimento di natura muscolare, l’espirazione è un fenomeno passivo che avviene per elasticità delle strutture interessate. Capito il meccanismo, la cosa più curiosa rimane rendersi consapevoli di come respiriamo e abbiamo respirato finora.
Ansie, tensioni, paure, dolori articolari, respiri “spezzati” e affanni sono tutti sintomi di un processo respiratorio danneggiato da qualcosa di più profondo, da pensieri agitati che per anni ci ha fatto sopravvivere solo con l’utilizzo della parte apicale dei polmoni.
Una respirazione ampia e sana coinvolge polmoni e diaframma in egual modo poiché attiva il sistema parasimpatico che prepara l’organismo al recupero dell’energia, alla calma, alla pace interiore e alla tranquillità. Respirando correttamente la circolazione sanguigna è più lenta e l’intera muscolatura del corpo si rilascia promuovendo il rilascio delle endorfine, regolatrici dell’umore.
Una buona respirazione ci prepara a una variazione delle attività fisiologiche che modificano “a cascata” il nostro aspetto emotivo e cognitivo.
Se è vero che il respiro è il ponte tra il corpo, i sensi e la mente, la scienza del pranayama è il metodo più valido e diretto per stabilizzare il prana e isolare le attività della mente sui piani inferiori che tengono l’uomo legato alla coscienza del corpo.
Questo processo può funzionare anche nella condizione inversa dove modificando con lo Yoga la condizione fisica possiamo migliorare la respirazione.
Ecco allora che allungamenti, torsioni e piegamenti diventano strumenti volontari e consapevoli in grado di generare cambiamenti più sottili nella nostra coscienza e nel nostro cuore.